Per parlare dell’Agricoltura della luce e del Carbonio occorre fare un passo indietro. Osservate il bosco crescere rigoglioso su rocce ricoperte da un sottile strato di terra fertile. Immaginate di cogliere e mangiare le fragoline o le more, piccole ma piene di gusto. Ora pensate al campo, s’interviene con concimi, pesticidi e diserbanti, e senza l’intervento dell’uomo la pianta sarebbe attaccata dai patogeni e morirebbe. I frutti poi sono grossi ma spesso poco saporiti. È proprio dall’osservazione del bosco che nasce l’Agricoltura della Luce e del Carbonio. Gli studi hanno dimostrato che la differenza di base sta nel rapporto tra azoto e carbonio nel terreno. Nel bosco la concentrazione di carbonio vegetale di molto superiore all’azoto favorisce un microsistema che sostiene la pianta e la porta a sviluppare le difese naturali. Nel terreno coltivato l’elevata presenza di molecole a base di azoto, contenute nel letame e nei concimi chimici, altera il naturale equilibrio e rende necessaria tutta la serie d’interventi per salvaguardare la pianta.
Nel bosco la lignina, cioè gli scarti vegetali come le foglie e i rami secchi, è tramutata in carbonio vegetale da alcuni microrganismi. Il carbonio è alla base della vita essendo l’elemento principale delle molecole organiche. Inoltre contribuisce in modo essenziale alla crescita dei microrganismi utili nel terreno. Nel bosco alcuni microrganismi degradano la lignina trasformandola in carbonio organico vegetale, altri modificano il ph della terra vicino ai peli radicali innescano un meccanismo che potenzia l’efficacia delle radici stesse. Infine gli endo-microrganismi penetrando all’interno del sistema linfatico della pianta, stimolano la produzione di fitoalessine che sono un’autodifesa naturale agli attacchi dei patogeni. L’Agricoltura della Luce e del Carbonio prevede l’utilizzo di concimi vegetali e la reintroduzione dei microrganismi utili nel suolo, spariti a causa dell’agricoltura a base di nitriti e nitrati.
Nel bosco non esiste la monocoltura, le piante e le erbe crescono le une accanto alle altre. Piante diverse hanno ruoli diversi nell’ecosistema e collaborano alla vita mantenendo ricco e pulito il suolo. Ecco perché noi piantiamo tra i filari una serie erbe utili. Alcune apportano elementi nutritivi specifici, come il carbonio vegetale, e disintossicano da eccessi di rame, di pesticidi e da varie virosi trasportate dai nematodi. Inoltre, queste piante apportano ossigeno e riportano nel campo tutta una serie di insetti utili che si erano ridotti a causa della monocoltura e dei trattamenti. Questa tecnica è chiamata sovescio.
Non è detto che dando alla pianta i prodotti a base di carbonio vegetale riusciamo subito ad ottenere un risultato. Se la pianta è mezza morta e ha poca attività radicale, il processo è lento. E, allora, per dare forza alla pianta si utilizza una tecnica di nutrizione fogliare con concimi, che noi chiamiamo tisane, a base di alghe ed erbe officinali prodotte proprio da noi della Cooperativa. Anche l’acqua delle tisane è particolare ed ha un ruolo importante: è acqua dinamizzata, cioè trattata di modo da far risultare le tisane altamente biodisponibili per le cellule della pianta. E non stiamo parlando di trattamenti chimici, attenzione, ma di energia e vibrazione degli atomi. Sotto forma di vibrazioni vengono trasmesse nell’acqua una serie d’informazioni che renderanno le tisane, estratte a freddo, riconoscibili come vitali da parte delle cellule della foglia.
Vi ricordate l’illustrazione dell’atomo che assomiglia a un piccolo sistema solare? Beh, non è proprio esatta ma è utile per notare che c’è davvero tanto spazio vuoto fra un “pianetino” e l’altro. Se gli atomi sono vuoti come mai la materia è solida? A rendere solida la materia sono le vibrazioni delle particelle, e queste vibrazioni trasportano in sé energia e informazioni: le energie sottili. Tra le informazioni in esse contenute, a noi interessa la vitalità del prodotto, cioè quanto sia sano per l’organismo. Il metodo Vini di Luce si concentra sull’analisi delle energie sottili. È stato dimostrato che gli alimenti ottenuti con questo tipo di agricoltura sono vitali e altamente biodisponibili. Per non trascurare nulla anche gli ambienti coinvolti nella produzione alimentare, dai vigneti ai campi e alle cantine, sono analizzati alla ricerca dei cosiddetti nodi geopatogeni, cioè i punti in cui ci sono bassi livelli di energia.
Una cosa è sentire una teoria, una cosa è vederla applicata sul campo. E il metodo Vini di Luce dà dei risultati quasi insperati. I primi risultati sono veloci a manifestarsi, poi, col tempo, gli interventi esterni necessari diventano sempre meno e il sapore dei nostri frutti torna marcato. Abbiamo fatto analizzare il vino prodotto con questo metodo dall’Istituto Scientifico VisionLab Energy Quality Reasearch ed è stato riconosciuto come terapeutico e di altissima qualità. Non contenti abbiamo fatto bere il nostro vino a degli astemi che lamentavano di soffrire di mal di testa dopo qualche sorso; col nostro vino sono stati bene e soprattutto felici di poterlo finalmente bere. Insomma i nostri prodotti non sono solo bio o naturali, sono completamente privi di chimica di sintesi, sono altamente biodisponibili per il corpo umano e poi hanno il sapore del territorio di origine, quello vero non quello trasformato dall’uomo.
I Vini della Cooperativa Vino Nuovo sono il frutto del metodo Vini di Luce. Questa tecnica ha il vantaggio di non alterare tutto ciò che abbiamo creato in campagna. Normalmente tanti sono gli ostacoli che si frappongono tra noi e l’ottenimento di un vino naturale, l’uva tendenzialmente tende a diventare aceto. Ma nell’uva coltivata secondo il metodo Vini di Luce ci sono più antiossidanti. Possiamo quindi permetterci di vinificare in maniera più naturale, possiamo usare meno solfiti. Inoltre possiamo sfruttare esclusivamente i lieviti autoctoni, seguire un processo di fermentazione spontanea e operare filtrazioni poco invasive, sempre garantendo al consumatore un vino buono e piacevole. Ma in più sano e con tutto il gusto del territorio!